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Formica:"Paese coloniale per Costituzione"

Rassegna Online - 2014-03-26
Rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati. Alto patronato del Presidente della Repubblica nel 120° anniversario (1891-2011)

 
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Lettera al Foglio: "Il problema della sovranità perduta non è nel pareggio di bilancio, ma nella dettatura del Bilancio da parte dell'amministrazione europea
ITALIA, UNICO PAESE AD ESSERSI SOTTOMESSO PER COSTITUZIONE AI VINCOLI DELLA UNIONE EUROPEA


Il Foglio ha pubblicato ieri una letterea di Rino Formica sulla "sottomissione" inserita nella nostra Costituzione nel cosro del governo Monti ai vincoli dei provvedimenti europei, quindi anche a quelli di natura amministrativa. La pubblichiamo di seguito con una nota a commento.
di Rino Formica 

"Al Direttore Giuliano Ferrara Caro Direttore, A maggio si voterà per il Parlamento Europeo. Il Governo ha incautamente abbinato a questa elezione il rinnovo parziale delle amministrazioni locali. La saldatura tra temi europei e argomenti locali avverrà sul punto dei vincoli comunitari ai bilanci delle pubbliche amministrazioni. Ecco la parola chiave che dominerà il dibattito politico dei prossimi giorni e che si  aggiungerà all’altra parola chiave: vincolo estero + spread. Vincolo estero come simbolo della perdita di sovranità nazionale e spread come immagine del signoraggio del mercato finanziario. Lo spread è il prezzo che paghiamo perchè gli Stati hanno rinunciato con la globalizzazione senza regole a  imbrigliare le selvagge attività speculative. Invece, l’accettazione del vincolo estero come unilaterale cessione di sovranità nazionale, è questione tutta nostra. Il vincolo estero come riformismo dall’alto dell’Europa, fu la soluzione che ispirò le elitès del centrismo illuminato di Carli e di Andreatta. Il loro lucido pessimismo mutò pelle con il trasformismo dei governi della 2° Repubblica. Fu la  legge costituzionale dell’18 ottobre 2001 ad  incidere il principio di sovranità nazionale. All’art. 117 della Carta fu inserito un comma suicida: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Poi arrivò la  legge costituzionale 20 aprile 2012 che introdusse il pareggio di bilancio per lo Stato e per la pubblica amministrazione e che riformò gli artt. 81,97, 117 e 119 della Carta. Il comma 6 dell’art.1 della legge costituzionale, rimandava ad altra legge costituzionale la definizione dei contenuti della legge di bilancio, delle norme fondamentali e dei criteri volti ad assicurare il contenimento dell’indebitamento e l’equilibrio tra entrate e spese di bilancio. Questa legge non poneva in discussione la sovranità nazionale o l’autonomia del Parlamento. Aveva una insufficienza: non modificava la norma sul vincolo all’ordinamento europeo introdotto nel 2001.  Fu la legge costituzionale di attuazione, 24 dicembre 2012, che andò oltre le modifiche  costituzionali sul pareggio di bilancio. Si introdusse il vincolo all’ordinamento europeo per l’oggi e per il domani. Subito dopo il Presidente Monti firmò il  Trattato del Fiscal-Compact. Aver  introdotto nella carta costituzionale il vincolo all’ordinamento europeo impedisce a qualsiasi governo del nostro Paese di poter chiedere tolleranza alle istituzioni europee. Il paradosso è che gli italiani non sono più cittadini di uno Stato sovrano e non sono  cittadini  europei, perchè  non esistono  gli Stati Uniti d’ Europa. La prossima campagna elettorale per la elezione del Parlamento europeo, sarà centrata su questi temi. Affidare questo tema (la cessione della sovranità nazionale) al nazional-populismo è il suicidio politico della democrazia repubblicana. Un largo schieramento di unità repubblicana deve chiedere l’abrogazione della legge costituzionale 24 dicembre 2012 e dell’art.117, primo comma. Solo così si potrà andare in Europa per guidare il semestre  italiano in condizioni di  recuperata sovranità nazionale. Sottovalutare queste pulsioni significa offrire legna al fuoco delle lacerazioni nazionali. Fraterni saluti, Rino Formica"


*********

Formica, come si legge, mette a fuoco la natura giuridica della perdita di "sovranità" che attribuisce non all'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione ( che di fatto, anche se in forma più blanda era già presente prima, nel testo del '47 con la norma della "copertura finanziaria" delle leggi di spesa, di fatto un pareggio di bilancio), quando nella seconda mandata di giro di chiavi, quella della costituzionalizzazione dei provvedimenti europei Formica ha chiesto di eliminare il riferimento al “vincolo all’ordinamento dell’Unione europea” nel fissare le norme di attuazione (legge costituzionale 24-12-2012) sul pareggio di bilancio introdotto con legge  costituzionale (20 aprile 2012). Sono i vincoli il problema relativo alla perdita di sovranità, non il pareggio del bilancio. Questi vincoli, in quel provvedimento ( legge 81) hanno una doppia porta: la prima tutto sommato è nelle nostre mani, ma la seconda ha chiavi in mani altrui, In sostanza va bene il pareggio di bilancio regolato dalla libera ed autonoma decisione del Parlamento italiano, va male, invece, il vincolo all’ordinamento dell’Unione europea che impone al Parlamento italiano di decidere sotto dettatura. Se, paradossalmente, la Commissione chiudesse un occhio sui limiti del 3 per cento e il governo vi si adeguasse, lo sforamento, stante questa subordinazione ai vincoli europei in materia di pareggio di bilancio, produrrebbe nuovi interessi e dunque per ipotesi - pur con il consenso esplicito o distratto dell'Europa - tale sforamento non si potrebbe fare perchè produrrebbe un danno erariale di natura incostituzionale. Il paradosso è appunto paradossale, ma chiarisce fino a che punto ci siamo legati le mani da soli, poichè siamo l'unico paese europeo ad avere inserito nella Costituzione la subordinazione all'ammministrazione europea, senza alcuna reciprocità. Non è dunque un passo di cessione comune e corale di sovranità per un organismo politico unitario maggiore (come Monti e i media ci hanno martellato per due anni), ma una sottomissione bell'e buona che va esattamente nella direzione contraria alla costruzione degli Stati Uniti d'Europa. E’ tutta qui la differenza tra sovranità nazionale e subordinazione neocoloniale. Rigore sì, ma deciso da noi. Se riteniamo di non essere capaci di autodeterminarci, dobbiamo dire che non vogliamo gli Stati Uniti di Europa (unione tra popoli eguali), ma che accettiamo di dover essere la periferia di un impero europeo. In questo impero,  l’imperatore non sarà romano. A Noi basterà il Papa e il Vaticano!











 
 





 











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