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ILVA, E' SCIOPERO IL 10 DICEMBRE
I lavoratori parlano apertamente della sfiducia verso la mediazione del governo
ILVA, OGGI OPERAI IN SCIOPERO
CONTRO LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE


 

Inviato Giuseppe Sarno

In un'intervista, il segretario della CGIL reclama un'alleanza strategica "per impedire  che il paese si sbricioli soto i colpi di un processo di deindustrializzazione" attraverso "una convergenza su obiettivi condivisi con il pieno coinvolgimento di tutti gli azionisti dell'azienda". Il sindacato sembra svegliarsi dopo decenni di torpore e trova il vuoto politico attorno a sè. In pieno di una crisi del sistema produttivo che è tutt'uno con la conseguente debolezza della posizione internaazionale dell'Italia. E' completamente assente un partito del lavoro, dei lavoratori e degli imprenditori, che solo il sindacato riprendendo il modello della formazione del laburismo inglese pò riuscire ad aggregare in una alleanza repubblicana e nazionale.

 

Critica Sociale ha dato voce direttamente - nelle scorse settimana -  agli operai dell'ILVA con un'Inchiesta condotta da un proprio inviato a Taranto presso gli stabilimenti. Le dichiarazioni degli operai riportate sono coperte da nomi di fantasia come richiesto espressamente dagli intervistati. Nessuna fiducia nella Mittal e in come è impostata la trattativa dal Governo. Gli operai denunciano numerosi interessi intrecciati tra loro affinchè lo stabilimento chiuda. Oltre a Mittal, dallo smantellamento sono in molti che attendono i loro relativi vantaggi su Gas, Centrali di produzione di Energia, disponibilità di Moli. "Ma se si chiude - dicono - il lavoro si perde e i tumori restano" Un caso di estrema gravità umana ed economica, oltre che politica, che mette in piena luce l'assenza di un partito dei lavoratori ora impegnato in questioni di sardine. Come ha scritto bene Paolo Mieli, al sitema politico e al governo hanno dovuto sostituirsi il Presidente della Repubblica, le Procure di Taranto e Milano e, fortunatamente pervenuti, i sindacati. Mai si era vista una delegazione sindacale al Quirinale in circostanze simili. "Siamo consapevoli - dicono - che questa crisi è stata creata apposta e tutti sappiamo che c'è la volontà da parte di Mittal di chiudere lo stabilimento”. E aggiungono:"Fin dal suo insediamento la Mittal si è preoccupata di far sparire ogni pezzo di ricambio, per cui noi operai addetti alla manutenzione siamo nell'impossibilità di fare il nostro lavoro. Se chiedi un pezzo di ricambio ci viene risposto di arrangiarci, non ci sono soldi”.


Sotto, nella seconda parte di questo numero,  il prof. Francesco Forte, già ministro del Governo Craxi, avanza proposte concrete al Governo Conte per la riconversione industriale, la tutela dell'ambiente e della salute con l'adozione di nuove tecnologie brevettate in Italia, per la garanzia dell'occupazione e delle popolazioni. Analizza infine i margini di Bilancio nei rapporti con la Commissione Europea per finanziare i primi interventi necessari con vantaggi fiscali per gli investitori privati.



L'investimento pubblico non rientra nei sussidi alle Imprese vietate dall'Europa
LO STATO PUO' FINANZIARE
L'AVVIO DELLA RICONVERSIONE
Credito di imposta per gli investitori e "take or pay" per il Gas


di Francesco Forte

 Gli alti forni ILVA di Taranto possono essere convertiti da forni a carbone a forni elettrici alimentati a gas, che non generano inquinamento da tumore, mediante un metodo ampiamente conosciuto e praticato dalla stessa Mittal in India e altrove, che consiste nello inserire nell’alto forno non il 100% di carbone coke ma un misto di coke e pellets di cosi detto “preridotto” ossia di minerale ferroso trattate per mezzo di CO (monossido di carbonio) e idrogeno prodotte in alto forno alimentato a gas naturale. Ovviamente il misto in questione riduce ma non elimina l’inquinamento generato dal Coke, che appare esser causa di tumori sia per i lavoratori, ove non provvisti di tute e maschere anti gas adeguate che per gli abitanti dell’area vicina agli alti forni, comprese, in particolare, quelle dei lavoratori degli impianti siderurgici e delle loro famiglie. A parte il fatto che, in ogni caso, occorre trasferire il quartiere vicino all’acciaieria in una nuova città satellite da costruire a cura del Comune di Taranto, secondo una proposta a suo tempo fatta dall’allora sindaco del PSI Guadagnolo, rimane il fatto che se l’alto forno contiene il 100% di pellets di “preridotto”, riduce a zero l’inquinamento da coke e lascia solo dello del gas, che può esser minimizzato, facendo raffreddare il fumo in tubi che lo trasformano in cenere. Ovviamente, allora, l’alto forno è elettrico. La sostituzione dell’alto forno elettrico in alto forno a gas impiega da 36 a 24 mesi. E può esser effettuata per un alto forno per volta, adoperando da subito le pellets in un mix nell’alto forno a carbone. Ovviamente, la produzione delle pellets comporta di disporre di molto gas naturale in loco: e ciò è facilitato, nel caso di Taranto, dal fatto che vi può arrivare il gasdotto trans-europeo TAP. Naturalmente la produzione del “preridotto” ha un costo che si aggiunge a quello dell’alto forno elettrico, che utilizza le pellets di preridotto, il quale però consuma meno del forno a coke.  Mentre l’impianto al siderurgico di Monterrey, in Messico, che utilizza una tecnologia italo-messicana basando la propria produzione su “impianti di “preridotto” che utilizzano gas naturale  che emerge in loco, a Taranto invece ci  si dovrà avvalere di  gas, un costo che include il trasporto del gasdotto. 

E’ però possibile eliminare l’handicap concorrenziale che ciò determina, mediante due espedienti. Innanzi tutto, il prezzo del gas può venire ridotto, mediante l’acquisto prestabilito del grosso quantitativo di gas occorrente, con un contratto “take or pay” ossia “prendi o paga” con cui ci si impegna a prelevare un quantum di gas, o, comunque, a pagarlo, anche se non lo si utilizza, basato sul 90-80 % dell’ammontare necessario per i due forni quando operano a ritmo ordinario. 

Inoltre, poiché il gasdotto TAP crea un onere per il territorio del Comune e la provincia di Taranto, esso sarà costretto a pagare un indennizzo proporzionale al volume del terreno che occupa, che in parte può esser utilizzato per abbassare il costo del gas erogato all’acciaieria. 

Resta l’onere, non indifferente, dell’investimento per la conversione dei due forni da coke a gas e per il quartiere satellite, che vanno compensati con una sovvenzione statale, la quale non è da considerarsi un sussidio all’impresa, vietato dalla normativa comunitaria, ma un onere di competenza dell’operatore pubblico, ai fini della tecnologia verde e ai fini della tutela sanitaria preventiva, a carico del servizio sanitario nazionale

Essi possono esser versati sottoforma di credito di imposta per il tributo sul gas naturale comprato e sull’IVA per le vendite dell’acciaio: che vengono ampiamente ripagati dal maggior volume di reddito creato nell’area di Taranto dall’utilizzo pieno degli alti forni e dalla conseguente cessazione del costo della cassa integrazione.  

Francesco Forte                    

 



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CRITICA SOCIALE
Rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati
Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

Direttore responsabile: Stefano Carluccio

Reg. Tribunale di Milano n. 646 del 8 ottobre 1948
edizione online al n. 537 del 15 ottobre 1994

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