La vicenda delle recenti elezioni californiane ha fatto irrompere nell'orizzonte degli strumenti democratici esistenti l'istituto del "recall", letteralmente "richiamare". In un unico scrutinio il governatore in carica (è secondario, per la questione che stiamo affrontando, il suo colore politico) viene "richiamato" e al suo posto ne viene eletto un altro. Molte osservazioni critiche su una tale procedura sono state fatte in Italia a proposito della incongruenza per la quale il governatore avrebbe potuto essere "richiamato" pur avendo raggiunto un ipotetico 49.9 per cento di consensi e sostituito da un altro candidato alla carica che avesse ottenuto la maggioranza relativa, anche se inferiore alla percentuale dei consensi in mano al "richiamato". Siamo talmente abituati a imbrogliare, soprattutto culturalmente, che ormai viene fatto di aggiungere assi nel mazzo a piacimento, pur di far tornare i propri conti, senza nemmeno rendersene conto. Il rilievo è indirizzato al "Riformista" che chiama la democrazia del "recall", nella cronaca sull'esito delle elezioni, "Populismo più plebiscitarismo" attribuendo non alla legge dello Stato californiano, ma alla "nuova destra...