2003, Numero 7
"CE LA MANGIAMO SQUARATA"
di Vittorio Craxi
Inseguendo i detti popolari, a volte, seppur con approssimazione si raggiunge la verità. Negli anni della falsa rivoluzione giudiziaria, come amava definirla mio padre Bettino Craxi, molte volte, dinanzi al muro ostinato di una giustizia ordinaria che non voleva riconoscere anche i più elementari diritti, ci si appellava ad un ipotetico 'giudice a Berlino' e, presto o tardi, sarebbe arrivato il vento gelido che avrebbe spazzato le ingiustizie. I giudici che con imparzialità riescono a giudicare senza pregiudizi, sorretti dal 'velo di ignoranza' delle cose politiche italiane, c'erano anche negli anni '90. Solo che stavano a Strasburgo. Ed è infatti a loro che, ripetutamente, Craxi si rivolse, per farsi riconoscere diritti che in patria venivano ripetutamente calpestati. Che sussistesse, nel 'caso C', un vistoso 'fumus persecutionis', non lo vedeva soltanto chi non lo voleva vedere: fu una mostruosa campagna di disintegrazione giudiziaria, amplificata con sapiente regia e fondata sulla santa alleanza fra le procure ed i massmedia, quella che i francesi seppero magistralmente definire parlando di un circuito " mediaticogiudiziario". La punta più avanzata di questa mostruosità era ra...
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