2003, Numero 6
DEMOCRATICI O SOCIALDEMOCRATICI?
di Giovanni Cominelli
Michele Salvati dice di voler fondare un Partito democratico. La rottura dell'unità dei Ds e il richiamo della diaspora riformista è l'essenza del progetto. La proposta di un Partito democratico non è nuova, soprattutto a Milano. Dal Club dei democratici (1992), ad Alleanza democratica (199294) alla rivista I Democratici (199596) per un lungo decennio il tema del partito democratico è apparso e riapparso sui nostri tavoli. Ma non ha mai fatto un passo in avanti, le forze disponibili si sono acquattate o disperse. Perché si possa realisticamente tentare occorrono tre condizioni: l'adozione netta di una cultura politica del primato dell'individuo, delle libertà, della cittadinanza; un programma fondamentale liberale; la rottura dell'unità metastorica dei Ds. Dire "partito democratico" significa fare un salto di cultura politica, una rottura con il vecchio paradigma socialdemocratico, filtrato dalla robusta tradizione del Pci, nel contesto del sistema politico della prima repubblica: quello di molti riformisti di vecchia data e di relativamente nuovi come D'Alema e Fassino. Quali sono i tratti essenziali del "paradigma socialdemocratico"? Il PCIPDSDS rappresenta i lavoratori, non ...
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