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2003,
Numero 3/4

POVERI DI DEMOCRAZIA, I SOGGETTI DEL NUOVO RIFORMISMO

di Gianluigi Da Rold

Quando, affermatosi il fascismo in Italia, il giovane Giorgio Amendola fugge clandestinamente a Parigi dall'Italia, incontra Claudio Treves in un povero e piccolo albergo della banlieu. In un bel libro autobiografico Amendola riassumerà più o meno così una scena struggente: "Gli spiegai perché ero diventato comunista, perché occorreva riunire tutte le forze antifasciste e combattere il fascismo dall'esterno e poi dall'interno. Ma Treves scoppiò in lacrime", racconta Amendola. "Mi fece tutti gli auguri possibili, ma lui si sentiva uno sconfitto che non aveva neppure più la forza di combattere. Aspettava solamente la morte". L'episodio drammatico può essere preso come metafora di quanto è accaduto in altre epoche nella storia secolare della battaglia riformista e socialista. Il "leone ferito" Bettino Craxi, nell'esilio di Hammamet, alternava momenti di sconforto a brevi periodi di speranza. Si batteva a colpi di telefonate e di fax, di scritti e di libri, ma Craxi aveva la morte nel cuore e sapeva benissimo che non aveva più la forza per combattere. Il fascismo liquidò brutalmente soprattutto la tradizione riformista socialista (i comunisti erano una piccola setta astratta che...