2002, Numero 12
INTERVISTA SUL RIFORMISMO
di Stefano Carluccio
La sinistra post comunista italiana, dopo la fine dell'URSS ed il doppio cambio del nome all'ex Pci, cerca un approdo riformista, ma sembra priva tuttora dei punti cardinali di cultura politica della tradizione a cui dichiara di volersi richiamare:il riferimento è quello del socialismo europeo. Ma al di là delle affermazioni, cị che conta è la coerenza tra i principi e i comportamenti politici. Mi sembra che i "riformisti" diessini declinino la presunta nuova identità nel segno di un generico moderatismo, come se il riformismo fosse innanzitutto mediazione. Si tratta di un canone fascista sul riformismo, condiviso da Togliatti e da lui ereditato ed assunto oggi nel suo segno opposto, senza soluzione autocritica di continuità. Se coś fosse saremmo ancora in piena "svolta di Salerno": egemonia ed opportunismo. Turati non era affatto un moderato e le vecchie "barbe" riformiste sono passate quasi tutte per le patrie galere. Il riformismo è un altro mondo di valori etici rispetto al comunismo. Ritiene che gli ex comunisti siano in vista del loro approdo riformista? Quali sono, a suo giudizio, i parametri storicoideologici che misurano la distanza tra il senso di marcia effettiva...
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