2002, Numero 11
"IL MIO ADDIO ALLA POLITICA"
di Vaclav Havel
Conservo ancora un vivo ricordo del concerto di quasi tredici anni fa, nel febbraio del 1990, quando New York mi accolse come presidente della Cecoslovacchia. Naturalmente gli onori non furono per me, ma vennero onorati attraverso la mia persona tutti i miei compatrioti che erano stati capaci di abbattere senza violenza il regime corrotto che governava il mio Paese. Fu anche un modo per onorare tutti coloro che prima di me, o con me, avevano resistito a quel regime, di nuovo senza violenza. Molti amanti della libertà in tutto il mondo videro la vittoria della Rivoluzione Cecoslovacca come vessilo di speranza in un mondo più umano, un mondo in cui i poeti avrebbero avuto un voce altrettanto importante come quella dei banchieri. La nostra riunione di oggi, non meno calorosa e commovente, mi porta in modo quasi naturale alla domanda se sono cambiato o no in questi tredici anni, che ne ho fatto della mia permanenza incomprensibilmente lunga alla presidenza, e come mi abbiano cambiato le innumerevoli esperienze che ho vissuto in questi tempi tumultuosi. Ho scoperto qualcosa di oscuro: sebbene abbia sperato che questa ricchezza di esperienze mi avesse dato più tranquillità, più fiducia i...
| |