2002, Numero 10
LA VILTÀ DELL'EUROPA
di Ruggero Puletti
Un vecchio adagio recita: Historia est magistra vitae. Non sembra che questo valga per l'Europa che sembra non aver nulla imparato dalle tragiche esperienze del suo recente passato. Nel 1936 dopo che Hitler aveva proceduto alla annessione forzata dell'Austria e dei Sudeti, sembrò che a Monaco Chamberlain e Mussolini avessero salvato la pace. In realtà il primo era un ingenuo pacifista, il secondo già prigioniero e complice del dittatore tedesco. Così anche per il patto tedescosovietico firmato da Von Ribbentrop e da Molotov, col quale si decideva la spartizione della Polonia, l'Europa si avviava verso una guerra sanguinosa che sarebbe costata milioni di morti. Due dittature, la nazifascista e la comunista si accordavano per combattere quelle che vennero definite "democrazie imbelli". Sembrava che anche i più illuminati e decisi rappresentanti politici non avessero sufficientemente valutato la pericolosità della situazione. Ci volle poi l'attacco tedesco all'URSS nel giugno del 1941 per far fallire la vergognosa impresa e fu in quella occasione che si rivelò decisivo per l'Unione Sovietica, l'aiuto finanziario e materiale degli Stati Uniti. Il nazismo venne sconfitto dopo lo sbarc...
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