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2002,
Numero 8

QUANDO L'ARRESTO DI COLUCCI DIVENTÒ UN MANETTESHOW

di Critica Sociale

Francesco Colucci: un nome che forse dirà poco. Era un assessore regionale socialista, nel 1992, e sinceramente non abbiamo neppure idea dell'epilogo delle sue vicende giudiziarie. Non è il punto che interessa. Interessa segnalare uno degli episodi più raccapriccianti di tutta Mani pulite, stigmatizzato addirittura da (caso unico nel suo genere) da Francesco Saverio Borrelli. L'assessore Colucci, un pugliese, era stato accusato di truffa per dei falsi corsi Cee. Il medesimo, prima dell'arresto vero e proprio, era stato relegato neppure agli arresti domiciliari: al «confino» (art. 283 del Codice) riservato in genere ai delinquenti mafiosi. Questo a Ruino, nell'Oltrepò pavese, asserragliato in casa: anche perché, fuori, era pieno di cartelli e striscioni di cui si ricorda il seguente: «Benvenuto Colucci, ladro». Poi l'arresto, nella tarda sera del 28 maggio 1992. Quattordici agenti delle Fiamme gialle irruppero nell'appartamento: lo fecero alzare e presero a leggere i vari capi d'imputazione secondo il racconto dei protagonisti con le mitragliette puntate. Ma altrove c'era chi si spazientiva: un impressionante bivacco di giornalisti e fotografi e cameraman e semplici curiosi che da...