2002, Numero 8
QUANDO IL CRONISTA ADULAVA DI PIETRO L'"ONNIPOTENTE" MAGISTRATOCONTADINO
di Critica Sociale
Adieci anni di distanza dallo scoppio di Tangentopoli si tenterŕ di rammentare l'equilibrio e l'equidistanza e soprattutto il senso della misura con cui giornali e giornalisti ebbero a scrivere di Mani pulite. Inevitabile punto di partenza: Antonio Di Pietro. Giŕ allora, prima del 1992, i cronisti di palazzo di Giustizia tendevano a misurare l'importanza di un magistrato in base alla distanza che separava il suo ufficio da quello del Procuratore capo. L'ufficio di Di Pietro, dapprima, fu una specie di sgabuzzino posto davanti al registro generale: il piů distante in assoluto. C'era solo un tavolo e una sedia e l'immancabile calendario della questura; in ufficio, il magistrato metteva le ciabatte. I giornalisti lo chiamavano «il troglodita» (il racconto č di un cronista del Corriere)eun paio di volte avevano addirittura finto scrivendo, nelle loro cronache, «Antonio Di Pietro». Nel giro di pochi mesi, nel gergo dei medesimi cronisti, diverrŕ «Zanzone» o «Dio» o «Diozanza» o «Padrepio» o «l'Onnipotente» o, da un certo punto in poi, «la Madonna». Questo magistrato poco quotato, ritenuto vicino al partito socialista, ebbe tuttavia la sua (prima) prima pagina ancora nel 1991. Il 2 dicem...
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