2002, Numero 7
LA MORTE DI TACCO
di Critica Sociale
Adesso, l'aria e i rumori del giorno filtravano più agevolmente fra le inferriate della prigione. La notizia della imminente esecuzione di Tacco aveva fatto il giro tra i prigionieri. La notizia era stata accolta con un brivido di terrore. Si conosceva la crudeltà dei guelfi e della giustizia infame che, al loro servizio, agiva senza freni e senza scrupoli. Ciascuno temeva per la propria sorte. L'aver intrattenuto solo un rapporto superficiale coi Cacciaconti veniva considerato un delitto da punire, e perfino un saluto dato o ricambiato poteva passare per complicità. Con la prigione e la tortura si faceva il resto. La volontà degli uomini veniva spezzata. Torture e confessioni andavano a braccetto. E spesso, per compiacere i giudici, nella speranza di por fine alle sofferenze e di riottenere la libertà, si confessava ciò che i giudici pretendevano che si confessasse anche se non era la verità. Ciononostante, i prigionieri quella mattina avevano ritrovato coraggio ed avevano preso a protestare per quanto stava avvenendo. Sapevano che Tacco era stato un fiero difensore di quanti si sentivano oppressi da una giustizia ingiusta e ora il rumorio dalle celle si faceva sempre più forte. S...
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