2002, Numero 5/6
IN RICORDO DI FALCONE
di Salvo Andò
Signor Presidente, onorevoli colleghi, è difficile, davvero difficile parlare di un amico assassinato dalla mafia insieme alla moglie e alla sua scorta, mantenendo nei toni, negli argomenti usati il distacco che un dibattito parlamentare richiede. Però in questa sede siamo chiamati a sentire, a capire le ragioni del Governo, le ragioni del Parlamento. Siamo tenuti a spiegare al paese come lo Stato intenda fare il proprio dovere contro la mafia, a spiegare soprattutto come un delitto annunciato, forse il più annunciato di tutti i delitti di mafia, si sia potuto puntualmente verificare, dove e quando la mafia ha voluto, in un contesto di circostanze politiche che fanno di esso un'azione dalla straordinaria portata eversiva. Di fronte a vicende così drammatiche, che incidono in modo profondo sulle stesse forme della nostra vita collettiva, che minacciano le basi della convivenza democratica, non servono né i proclami solenni né gli ecumenici inviti a restare uniti. Occorre saper fare il proprio dovere, consapevoli dei mezzi di cui si dispone, delle energie su cui si può contare, delle insidie e dei pericoli che si devono fronteggiare, delle slealtà e delle diserzioni, talvolta anche l...
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