2002, Numero 3/4
E DISAGIO SOCIALE
di Enrico Vidali
Dalla Liberazione in poi il sistema politicoistituzionale italiano fu plasmato dai canoni di una democrazia a larga base popolare, in cui i partiti, chiamati alla duplice funzione di garanzia e di organizzazione delle libertà democratiche, fungevano prevalentemente da "pacchetto azionario" rispetto al "patto di sindacato", rappresentato dalla Carta Costituzionale, ispirata, forse in modo troppo blindato, dall'imperativo di esorcizzare eventuali ritorni ad esperienze autoritarie. Indubbiamente lo scenario mondiale, condizionato dal pericolo incombente del comunismo, evocato in Italia dalla presenza di un movimento, arrivato ad un consenso pari ad oltre un terzo dell'elettorato, non poteva che giustificare e perpetuare l'anomalia di un sistema bloccato ed incapace di autoriformarsi in vista delle sfide dell'innovazione, già presenti a partire dagli anni sessanta e settanta. Gli unici ad avvertire il pericolo esiziale del sistema bloccato per lo sviluppo del Paese e la tenuta della democrazia furono i socialisti già ai tempi di Nenni (e, prima di lui, di Saragat) con l'apertura al mondo cattolico, che portò alla stagione del centrosinistra degli anni sessanta, in cui si dispiegò o...
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