2004, Numero 6
LA MEDEA DI PETER STEIN
di Andrea Bisicchia
Esiste un teatro di regia e un teatro di registi; il primo è quello creativo, nel senso che utilizza il testo per trarre un saggio critico da "scrivere" sulla scena; il secondo ne fa un uso meramente rappresentativo. Peter Stein, come Strehler, Ronconi, Missiroli, Calenda, Dodin, Vassiliev, Castri, Shammah, appartiene alla prima categoria, pertanto, i suoi spettacoli, più che visti, vanno letti, poichè s' inseriscono nell'ambito di quelle letture critiche i cui contributi diventano indispensabili, non solo alla ricerca erudita, di stampo filologico, ma anche a quella storicistica che inserisce la dimensione del tragico all'interno della nostra contemporaneità, evidenziandone la perenne attualità. Peter Stein si è accostato alla Medea dapprima con gli occhi dello studioso, del conoscitore della lingua greca, quindi con quelli del regista. Chi lo segue da tempo, come me, non può certo aver dimenticato la sua Orestea che, forse, costituì un punto di riferimento per quelle successive, compresa la messinscena seguente, più immediata, affidata alla traduzione di Emanuele Severino, e all'interpretazione di Franco Parenti che ne curò anche la regia. Una lettura politica dalle forti metaf...
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