2004, Numero 2/3
SOCIALISTI E ANARCHICI DI FRONTE AI TOTALITARISMI
di Pietro Adamo
Tra la fine degli anni '20 e l'inizio degli anni '30 l'antifascismo si trova ad affrontare il tema del totalitarismo in termini nuovi, suggeriti dall'assonanza tra fascismo e bolscevismo che in questo periodo viene colta e sottolineata con forza nella sfera della politologia accademica, nel dibattito culturale e intellettuale e, soprattutto, nella riflessione specifica dei protagonisti della politica militante.1 Tra gli esiti di tale riflessione si registra una sorta di sentire comune che sembra unire anime della cultura antifascista alquanto eterogenee: socialisti dissidenti rispetto alla linea frontista nenniana, giellisti convinti della praticabilità dell'ircocervo socialistaliberale, anarchici revisionisti disposti a rinunciare al dogma collettivistico. Di fronte alla crescita dei totalitarismi questi diversi gruppi propongono elaborazioni e progettualità che, pur presentando ovvie differenze di impostazione e di indirizzo nell'analisi della nuova realtà sociopolitica dello stato totalitario e nella critica delle ideologie tradizionali della sinistra stessa (in particolare quelle più influenzate dal marxismo), innescano un processo di reinvenzione politicoculturale che culmina ...
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