2004, Numero 2/3
BERGSON, SARTRE, ARTAUD
di Alice Bescapè
In che rapporto stanno i gesti che vediamo compiersi a teatro rispetto all'agire nel mondo? Stanno in un rapporto mimetico oppure il teatro può inscenare una rivoluzione delle possibilità d'azione umane e quindi dell'essere al mondo? Una risposta a questo interrogativo, che attraversa una parte del pensiero francese della fine dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, trova differenti risposte nei discorsi filosofici di Bergson e Sartre e nel pensiero teorico di Artaud. Bergson e Sartre, in linea con la tradizione filosofica che da Platone richiede di delineare chiaramente i rapporti tra l'etica, l'estetica e l'essere, espongono una filosofia del teatro che dipende dalle filosofie dell'azione elaborate e che sancise un rapporto di dipendenza del gesto teatrale dall'azione mondana. Ne Il riso. Saggio sul significato del comico e in alcuni passaggi di Materia e Memoria, Bergson differenzia la funzione sociale della commedia da quella della tragedia. Se la commedia ha lo scopo di mettere in guardia, attraverso una sonora risata, dall'incorrere negli automatismi a cui la coscienza dell'uomo è soggetta nella riproduzione e ripetizione degli atti del vivere, determinando come effe...
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