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2005,
Numero 1/2

L’allargamento dell’Europa e l’Agenda di Lisbona

“Nonostante i successi finora raggiunti, i nuovi Stati membri rimangono molto più poveri anche del più povero stato della UE a 15. Uno degli obiettivi politici chiave della loro integrazione nell’Unione è proprio quello di colmare questo divario del PIL pro-capite. Per raggiungere tassi di crescita elevati e sostenuti, questi paesi dovranno favorire molti degli obiettivi dell’Agenda di Lisbona che prevede una stretta osservanza delle regole della concorrenza, la limitazione degli aiuti di Stato, lo sviluppo dell’imprenditoria e misure per il mercato del lavoro per l’incremento della popolazione attiva”.
di Alan Mayhew

Poiché i 10 nuovi Stati membri dell’Unione insieme contribuiscono per il 4,5% al PIL dell’Unione misurato in base ai prezzi correnti e agli attuali tassi di cambio e solo per il 9% a parità di potere di acquisto,1 ci si potrebbe chiedere se siano rilevanti o meno per il successo o il fallimento della riforma economica a livello di UE. Naturalmente l’Agenda di Lisbona non è irrilevante per il loro sviluppo sebbene, pur ipotizzando una crescita doppia rispetto al tasso della UE a 15, tra dieci anni continueranno a contribuire solo per una piccola quota del PIL dell’Unione. Ciononostante, il nuovi Stati membri sono più importanti per il futuro della riforma economica della UE di quanto possano suggerire queste semplici statistiche. Questi Paesi dell’Unione hanno un peso dal punto di vista decisionale che è molto maggiore a quanto farebbe pensare il loro peso relativo sul PIL o la loro popolazione. Sebbene l’Agenda di Lisbona riguardi soprattutto la politica nazionale, i nuovi Stati membri avranno una voce importante in ogni decisione presa a livello dell’Unione. Quando la Romania e la Bulgaria entreranno nella UE, avranno una chiara minoranza contraria che potranno essere tentate di u...