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2005,
Numero 3/4

Inconsistenza temporale del riformismo Europeo

“Utilizzando la teoria del “Time Incosistency” coniata da Finn Kydland e dal Premio Nobel per l’Economia, Edward Prescott, i due autori di questo saggio – comparso per la prima volta sul sito dell’ European Policy Centre di Bruxelles – sostengono che senza un miglior coordinamento tra i diversi pilastri del Programma di Lisbona, il futuro è messo in pericolo a spese del presente e la preoccupazione dei cittadini per l’impatto delle riforme del welfare state europeo viene accresciuta inutilmente”.
di J. Paul Fitoussi e Éloi Laurent

Per caratterizzare la direzione della politica economica nell’Unione Europea fin dal suo inizio, sarebbe sufficiente dire che essa ha consistito, fondamentalmente, nell’irrigidimento degli strumenti di stabilizzazione e nel rendere le strutture più flessibili. In effetti, mentre le regole che governano le politiche macroeconomiche sono divenute sempre più impalpabili, le norme strutturali – quelle sociali in particolare – sono state gradualmente allentate, con risultati diversi.
Questa strategia in qualche modo paradossale è coerente e, di conseguenza, ha possibilità di successo? Diversamente dalle visioni dogmatiche dell’integrazione europea, pensiamo di no. In realtà, questa situazione conduce a un’autentica inconsistenza temporale nella strategia economica e sociale dell’Unione Europea, rendendola vulnerabile all’inerzia oggi e all’apatia domani. Perché tanto pessimismo? Perché le cosiddette politiche di stabilizzazione, che stiamo deliberatamente abbandonando, hanno effetti strutturali. Per converso, le “riforme strutturali” invocate a gran voce, possono essere compiute solo con il sostegno di politiche macroeconomiche mirate alla crescita e alla piena occupazione. In breve, l’...