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2005,
Numero 5

La vittoria laburista

“E’ dal XVIII secolo che i Tories restano così a lungo lontani dal potere.
Blair ha intercettato i cambiamenti di fondo dell’opinione britannica e ha adeguato il partito rendendolo interclassista. Occorre una nuova Agenda per rinnovare una vasta alleanza progressista per nuove conquiste democratiche”.
di Robert Philpot

Il 5 maggio, Tony Blair ha vinto il trofeo che non erano riusciti a conquistare i suoi predecessori laburisti: un terzo mandato di governo. Nonostante le speculazioni sulla durata nell’incarico di Primo Ministro – e sul fatto che la rielezione laburista fosse attesa al punto da costituire una ben misera sorpresa – si tratta di un successo storico. Sebbene, inoltre, la maggioranza parlamentare laburista sia passata da 100 a 67 seggi, si tratta pur sempre di una maggioranza più ampia di quelle ottenute dai vari governi post-bellici, compreso quel primo mandato di Margaret Thatcher conquistato nel 1979.
Per comprendere la portata del successo del Labour, è importante ricordare in che misura i Tories abbiano dominato la politica britannica nel ventesimo secolo. L’avvento del suffragio universale, all’alba del nuovo secolo, con l’affrancamento della working class della quale il Labour Party si considerava il rappresentante, non è stato in grado di garantirne il successo, come molti a sinistra avevano sperato. Nell’arco dei successivi 100 anni, invece, i Conservatori hanno saputo mantenere il potere, soli o in coalizione, per ben 67 anni.
Geoffrey Wheatcroft, autore di uno studio, The St...