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2005,
Numero 5

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“Indipendentemente dai risultati del referendum, l’opinione pubblica non sa per che cosa ha o non ha votato. La sperimentazione è condizione di scientificità perchè ogni convincimento può essere rovesciato nel suo contrario, ma per raggiungere questo grado di consapevolezza occorre una profonda riforma dei programmi scolastici a favore del sapere scientifico”.
di David Bidussa

Vorrei proporre una valutazione che prescinda dall’esito numerico del voto e anche dagli esiti di immediata lettura politica. Dentro a questa partita referendaria stanno questioni che nella storia italiana degli ultimi trent’anni (a partire dal referendum sul divorzio) sono tornati spesso a scuotere l’Io profondo degli italiani. Questioni inerenti il rapporto tra fede e politica, tra militanza religiosa e schieramento politico, tra laicismo e confessionalismo. Ma non solo.
Certo esiste una sfera che riguarda la privacy, la non violazione del corpo, la dignità della donna. Ma tutto questo costituisce una parte – forse la più rilevante, ma non l’unica – rispetto a ciò che si pone in gioco.
C’è una questione, forse non prevalente in questo scenario, ma persistente e di “lunga durata” su cui conviene discutere. Il tema da cui conviene prendere le mosse è il modello di sviluppo culturale italiano; il rapporto tra scienza e cultura nonché il peso che il sapere scientifico deve avere come partecipazione alla costruzione del senso comune.
Prenderò le mosse apparentemente da lontano. Il tema di avvio è che cosa ci aspettiamo dal sapere scientifico, che cosa pensiamo che sia, e che cosa la ...