2005, Numero 5
Il “relativismo forte” presuppone sciovinismo Occidentale
“La Open Society di Karl Popper non è, come suggerisce il nuovo Papa, una impresa mirata al raggiungimento di una verità, ma la cornice concettuale che dà alla verità la possibilità di essere ricercata. Il paradosso è che la “debolezza” dell’ Occidente in materia di verità ultima non è un deficit, ma un presupposto necessario”.
di Pietro Adamo
Nel secolo scorso la secolarizzazione ha prodotto una poderosa letteratura. L’idea che la modernità si sia costituita a partire da un processo di graduale eliminazione del «sacro» dalla vita dell’uomo, che ha preso l’aspetto del rifiuto di riconoscere ulteriormente nella storia il telos delle finalità immanenti descritte dalle religione positive e dell’emancipazione dalle norme etiche, politiche e civili proposte dalle stesse, ha esercitato un fascino insuperato. È l’era del «disincanto»: crolla la credenza che vita e mondo abbiano ontologicamente un senso forte; che strutturalmente, in se stessi, così come sono «dati» dalla prospettiva religiosa dominante sino al Cinque-Seicento, indichino all’umanità direzioni, regole ed etiche imprescindibili; che la storia abbia una «verità» e un significato che trascendono gli uomini, siano intesi come collettivo o come pluralità di soggetti singolari e irriducibili gli uni agli altri. Alla fede produttrice di certezza assoluta subentra, come principio organizzatore della vita, la consapevolezza che tale vita può configurarsi solo come frutto di autoproduzione e autofondazione, in un contesto in cui sono state sempre più sottolineate, mano man...
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