2005, Numero 6/7
Foreign Policy Centre: “Quella della UE una crisi annunciata”
“All'indomani dei referendum francese e olandese sul Trattato costituzionale europeo, un seminario organizzato dal prestigioso think-tank britannico mette in luce, tra le cause della bocciatura, la distanza tra le istituzioni e i cittadini e l'infondato timore per l'allargamento ad Est. Al seminario, presieduto da Quentin Peel, direttore economico del Financial Times, sono intervenuti l'olandese Lusewies Van der Laan (liberale), la francese Monique Saliou (socialista) e l'inglese Nick Clegg (lib-dem). Folto pubblico di esperti, politici ed imprenditori europei presenti all'evento”.
di Simona Bonfante
Tra i benefici imputabili alla bocciatura della Costituzione comunitaria da parte di Francia e Olanda, e del conseguente congelamento della procedura di ratifica negli altri Stati Membri, vi è l’abbattimento di quegli ostacoli psicologici, culturali e politici che imponevano di rapportarsi all’Europa, a dispetto delle sue palesi contraddizioni, dei suoi vizi, delle sue anacronistiche distorsioni, con deferenza solenne, come si fosse innanzi ad un’entità sacrale. Jim Dougal, ex responsabile dell’ufficio di rappresentanza della Commissione europea a Londra, ha lanciato dalle pagine del Financial Times un’accusa senza appello all’improduttività dell’apparato burocratico europeo: “La Crisi nella quale è caduta la UE dai referendum in Francia e Olanda non è affatto nuova.” – denuncia il funzionario – “L’Unione, e la Commissione in particolare, sono in crisi permanente da almeno dieci anni. La mancanza di leadership è diventata ormai la prassi.” Quello descritto da Dougal è il senso di inadeguatezza delle istituzioni di Bruxelles che a Londra, ancor più che altrove, appariva oltremodo inaccettabile. Ed è quella l’Europa che gli inglesi, con il ‘no’ francese e olandese al trattato costi...
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