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2005,
Numero 6/7

La sinistra anti Blair in Francia ha ragioni di primato politico

“L'Europa è stata presentata ai francesi in modo diverso che in Italia. Da noi è stata vista come vincolo per modernizzarci, oltralpe come occasione per conservare lo standard nazionale di fronte ala globalizzazione. Ma il dinamismo inglese ha messo in crisi questa certezza e i francesi si sono sentiti ingannati. Ma l'inganno è di una sinistra che fa scelte liberiste stringendo l'occhio ai massimalisti. Un riformismo 'implicito' e un po' ipocrita. Anche in Italia”.
di Giuliano Da Empoli - Intervista di Simona Bonfante

Con il ‘no’ francese e olandese l'Europa tecnocratica ha subito una plateale bocciatura. Che idea ti sei fatto delle ragioni del 'no' e più in generale del significato politico del voto?
Innanzitutto distinguerei. Parlando con degli amici francesi ho avuto la sensazione che almeno una grande parte dell'elettorato abbia votato per ragioni prevalentemente interne.
L'elettorato francese ha un problema di disaffezione fortissima nei confronti della tecnocrazia nazionale, ancor più che di quella europea; una disaffezione nei confronti di una classe dirigente fatta di persone che, sia a destra che a sinistra, parlano tutte nello stesso modo, sono uscite tutte dalla stessa scuola e che non riescono più a dare le risposte che il Paese chiede. E non vi riesce più già da molti anni. Già nelle presidenziali del 2002, con il passaggio di Le Pen al secondo turno, si è visto come i francesi abbiano la tendenza a votare in modo contrario rispetto alla volta precedente. È così praticamente da vent'anni. Basta andare a rivedere i risultati di presidenziali ed elezioni politiche. Un comportamento schizofrenico, frutto di un disconoscimento della classe dirigente francese, di una fortissima frattura...