2005, Numero 6/7
Il gradualismo è ancora utile al riformismo?
“In Europa ci sono due paesi - Germania e Italia - in cui esistono i presupposti per una destabilizzazione “rivoluzionaria”. C'è un 'reducismo' che ricorda quello che precedette il fascismo dopo la Grande Guerra, e questi 'nuovi reduci' sono i precari, i giovani disoccupati, gli immigrati residenti e marginalizzati”.
di Mario Unnia
Ho avuto molta fiducia nel gradualismo riformista ma più passa il tempo e meno ne ho. Negli ultimi tempi sono venuto proponendo una riflessione su una parola che noi democratici abbiamo respinto, abbiamo tolto dal nostro lessico, ma che (ahimè) ha una sua attualità, ed è la parola “rivoluzione” che recupero dal pensiero di Mazzini. Mazzini è stato rivoluzionario, è uno che si è battuto per ribaltare il sistema, per fare dell'Italia un Paese unito, per togliere la monarchia e fare la repubblica. Perché dico tutto questo? Lo dico da quando negli ultimi tempi ho cominciato a lavorare con sociologi non superficiali che non si occupano soltanto di sondaggi demoscopici quanto si occupano di cambiamenti valoriali con strumenti di indagine raffinati. Questi sociologi (americani, tedeschi, etc.) sono arrivati ad una conclusione: in Europa ci sono due Paesi (Germania, Italia) in cui ci sono tutti i presupposti per una destabilizzazione rivoluzionaria. Purtroppo quando i tedeschi dormono male di notte sono problemi per gli europei, abbiamo già avuto altri casi. Non sto adesso a illustrarvi il modello che porta questi sociologi a questa conclusione di allarme, però posso portarvene la testimon...
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