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2005,
Numero 8

Libertà di religione, integrazione e cittadinanza

“Il parametro dei diritti umani per definire scopi e limiti del riconoscimento religioso potrebbe favorire la visione individualista rispetto alla prospettiva religiosa. Ma un’emergente cultura dei diritti umani potrebbe anche offrire un solido fondamento al consenso necessario alla convivenza in una società complessa”.
di Sunder Katwala

“Sorry, we don’t do God”.
Quando si affronta la questione del ruolo della religione nella sfera pubblica, il primo istinto della sinistra laica è quello di rifiutare la discussione. Ma limitarsi ad affermare che la Gran Bretagna è ormai una società ampiamente e sempre più laica, e che tale deve rimanere, non basta più. Se vogliamo distinguere tra ruolo legittimo ed illegittimo della religione in una società democratica costituita da molte fedi, e da nessuna fede, non potremo esimerci dal ripensare e ridefinire i confini tra religione, stato e vita pubblica.
La resistenza dei laici a riaprire il dibattito si fonda sulla convinzione che la questione della religione sia stata risolta da tempo e in maniera compiuta. La crescente laicizzazione ed il declino del patrimonio Cristiano sono fattori ormai ampiamente riconosciuti nel nostro Paese, anche da parte delle chiese e dei leader religiosi – in particolare dalla Chiesa di Inghilterra, la cui pubblica moderazione ha spesso sconfinato nell’agnosticismo.
Da un punto di vista politico, il tradizionale ruolo del Partito Conservatore come “Chiesa di Inghilterra in preghiera” è ormai in via di estinzione.
Nel 1986, quando si estese l’apertu...