2005, Numero 10
Antisemitismo, una continuità tra sinistra e fascismo
“Lo sviluppo perverso tra antiamericanismo e antisionismo europei è stato il collante di tutto il bagaglio simbolico del nazismo. Il pericolo è destinato ad aumentare con la miscela di immigrazione musulmana crescente e una sinistra che non vuole cambiare pur di catturare voti. Anche antisemiti”.
di Spencer M. Di Scala
A sessant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, si riaffacciano in Europa, ereditate dal passato conflitto, inquietudini dai curiosi risvolti per la sinistra. Si tratta dell’anti-semitismo e dell’anti-americanismo. Nel primo caso, gli orrori dell’Olocausto furono così tremendi che cambiare la forma mentis anti-semita divenne un assoluta priorità. Per quanto riguarda gli americani, gli europei nutrirono gratitudine agli Stati Uniti per essere intervenuti liberandoli dal terrore nazista. Ma se, alla fine della Prima Guerra Mondiale, era difficile per gli europei accettare (almeno emotivamente) di aver perduto l’antica capacità di dominare gli eventi mondiali, dopo la Seconda Guerra Mondiale la realtà della potenza americana era troppo smaccata perché potesse esser negata, e tale consapevolezza non solo produsse una certa invidia ma contribuì ad indirizzare il cammino di quella che sarebbe divenuta l’Unione Europea. Prima del conflitto, sia in Germania che in Italia, l’opposizione tendeva ad identificare la libertà con i valori americani, come dimostrato ad esempio dall’attenzione che i giovani tedeschi così detti “swing” rivolgevano alla musica jazz nonostante il divieto i...
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