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2005,
Numero 10

Nelle “regioni rosse” l’antisemitismo va all’università

“I casi di Pisa, Firenze e Bologna dove i Collettivi studenteschi hanno regolarmente impedito anche con la violenza a intellettuali e esponenti diplomatici ebrei di poter prendere la parola negli atenei. Un articolo datato 1942 del fascista Giorgio Bocca: per una storia dell'antisemitismo nella sinistra italiana”.
di Giancarlo Lehner

Forse è solo una coincidenza se nelle regioni “rosse” e, in ispecie, negli atenei più “collettivizzati” d’Italia si registrano, con sistematica periodicità, episodi di intolleranza contro israeliani ed israeliti. Personalmente, non sono di quelli che rivendicano le proprie origini, recenti o lontane, per strillare all’antisemitismo, catalogando come tale qualsivoglia notazione negativa fatta ad un esponente delle comunità ebraiche. Al massimo posso rivendicare la tradizione di “Critica Sociale”, che non a caso fu di Filippo Turati e dell’ebreo Claudio Treves. E’ in discussione, in primo luogo, il rispetto della Costituzione, la cultura della tolleranza, il piacere e l’arricchimento del confronto dialettico, il sacro valore dell’ospitalità, l’educazione stessa, insomma i parametri minimi della civiltà.
Ma in Toscana e, in ultimo, in Emilia-Romagna gli oratori ufficialmente invitati a tenere conferenze e sistematicamente impediti di farlo dai “collettivi politici” con i luttuosi simboli di sempre (stella a cinque punte e falce e martello), sono sempre e soltanto israeliti e/o israeliani.
E ciò autorizza a definire tali violenze come sussulti di antisemitismo e, mi si passi l’aggetti...