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2005,
Numero 10

L'Occidente emarginato. Il caso italiano

“E' difficile trovare qualcuno disposto a proclamarsi antisemita o anche ad accettare di essere così definito da altri. Tuttavia l'antisemitismo è un fenomeno innegabile che esiste in molte parti del mondo anche se non è sempre stato della stessa intensità, né ha attinto le proprie ragioni d'essere dalle medesime cause, per quanto aberranti e assurde possano essere”.
di Francesco Accursio

In occidente l’antisemitismo trae origine dal fastidio della Roma imperiale per un popolo che – per quanto piccolo e marginale – rifiuta di piegarsi alla pax romana e a un ordine universale – tutto sommato positivo – tollerante verso tutte le religioni in nome della fedeltà ad un unico Dio.
Poi, con l’affermarsi del cristianesimo l’ebreo diviene in occidente l’erede degli uccisori di Cristo (ebreo egli stesso come tutti i suoi apostoli). Nasce così un antisemitismo religioso che è stato per troppi secoli duro a morire.
Poi, per un periodo lungo circa 15 secoli e cioè fino alla Rivoluzione Francese, in Europa potere religioso e potere politico diventano i due pilastri su cui si reggono tutti i regni. Trono e altare si sostengono a vicenda. E se è il papa che incorona e legittima i re, l’ebreo che non è fedele al Papa, diviene necessariamente un suddito ambiguo, potenzialmente infedele, un probabile nemico in casa.
In seguito, con l’affermarsi dei principi della laicità dello stato, nell’800 agli ebrei vengono riconosciuti uguali diritti politici, ma questo processo non cancella l’antisemitismo bensì lo sposta su un terreno più insidioso, quello razziale.
I moderni stati/nazione sono...