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2006,
Numero 1/3

La tutela dei diritti umani prima della realpolitik: Craxi e il Dissenso nell’Est

“Il deciso sostegno del PSI al Dissenso antisovietico dalla fine degli anni ’70 in poi si svolse anche in controtendenza rispetto al socialismo europeo vincolato al quadro della “coesistenza pacifica” dietro cui l’URSS preparava il riarmo antioccidentale. La testimonianza di un protagonista di quella stagione ad un recente convegno della Fondazione Craxi”.
di Carlo Ripa di Meana

Negli anni ‘50 Praga era un osservatorio del Comunismo internazionale. A quell’avamposto dell’Impero sovietico giungevano dall’Italia molti giovani, attivi nei partiti e nelle organizzazioni studentesche. A quel tempo, giovane comunista, lavoravo alla Unione Internazionale Studenti-UIS e dirigevo la rivista mensile World Student News. Ricordo che, nella primavera del 1954, arrivň in cittŕ uno stangone milanese allampanato, con occhiali con una montatura pesante. Si chiamava Bettino Craxi e mi disse: «Vorrei sapere la veritŕ, tutta la veritŕ, e vorrei incontrare persone e non funzionari, e soprattutto vorrei girare nei luoghi della cittŕ e non nei saloni delle cerimonie ufficiali». «E fu qui che Craxi ebbe i suoi primi dubbi. Cosa curiosa, ad aprirgli gli occhi sulla realtŕ dei paesi socialisti fu un giovane funzionario comunista dell’Unione Internazionale Studenti – UIS. Si chiamava Carlo Ripa di Meana.», ha scritto in un suo libro l’Ambasciatore di Francia Gilles Martinet.1
Dal 1954 sino all’agosto 1968 i rapporti tra il Dissenso nei paesi comunisti e Craxi hanno un carattere individuale, quasi di studio. Jirí Pelikan, Presidente dell’UIS e astro sorgente del comunismo cecoslovac...