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1998,
Numero 1

Una pace per decreto

di Emanuele Giordana

Edin è un tassista di Sarajevo il cui unico bene è una vecchia jugo bianca con motore Fiat che va ancora come una meraviglia. Ma il grosso business, da quando e finita la guerra, sarebbe poter passare la dannata linea di demarcazione interentità che divide in due il paese e che, anche a Sarajevo, divide parte della città. I clienti, nonostante tutto, ci sarebbero, ma il suo taxi, con la targa blu della Federazione croato-musulmana, rischierebbe di aver delle noie una volta attraversato il “confine” con la Republika Srpska, l’altra entità che, con la Federazione, forma la fantomatica Repubblica di Bosnia ed Erzegovina: la nazione che esiste solo sulla carta.
Il business ci sarebbe anche per i suoi colleghi della RS. Ma qual’è il tassista serbo che si arrischierebbe a entrare in Sarajevo con una targa in cirillico?
Teoricamente, e proprio per evitare la fobia da riconoscimento etnico, da qualche settimana c’è ormai la possibilità - per entrambi - di avere una targa comune. Una targa della repubblica che, contrariamente a quanto avviene finora, smette di connotare “etnicamente” le automobili civili che passano da una parte all’altra. La decisione l’ha presa l’Alto rappresentante per l...