1999, Numero 1/2
L’imbroglio del referendum
di Giulio Tremonti e Giuliano Urbani
Il sistema politico italiano sta nuovamente girando a vuoto, sugli assi telemaici di troppi egoismi, di troppe “lungimiranti” astuzie, di troppe nostalgie interessate, di troppi giochi “a somma zero”. Non pare che il mandato principale affidato dal paese al Parlamento - regolare la transizione dal “vecchio” al “nuovo” - sia stato eseguito. E non solo. Mentre nel paese cresce la domanda di “governance”, dal palazzo se ne diminuisce l’offerta. All’opposto, la politica italiana sta implodendo nel minimalismo e nel “particularisme”. Due legislature, al posto di una. Sei governi in sette anni. Quarantaquattro partiti ammessi al finanziamento pubblico. Quindici gruppi parlamentari. Un governo reso possibile dal sostegno di dieci diversi raggruppamenti politici. Due repentini ribaltamenti delle maggioranze parlamentari scelte dagli elettori (si legge sul Mulino: “un’operazione di rara violenza politica ha abbattuto il governo Prodi”. E non solo!). Oltre ai numeri assoluti, ciò che in particolare impressiona è la proliferazione, l’evoluzione “darwinista” delle specie politiche: dai municipi-partito ai partiti-azienda, dai pubblici uffici capitalizzati come “futures” politici alle liste ant...
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