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1999,
Numero 1/2

Proporzionale sbarrato e con doppio turno

di Elie Fréron

Può un paese di oltre cinquantacinque milioni d’abitanti, un paese che per storia, cultura e capacità economica appartiene al cuore stesso dell’Europa e non alla sua periferia, può un paese come questo finire prigioniero di un Di Pietro e di un referendum destinato a produrre soltanto l’implosione della politica, dello Stato e, inevitabile conseguenza, dell’intera nazione? Evidentemente può. In questo consiste la cosiddetta fragilità della democrazia, e l’Italia è ormai vicina a farne la dolorosa esperienza. Per la seconda volta nel secolo. La storia - a non studiarla o a studiarla sui testi preparati dall’accademia azionistico-piemontese prima, è cattogiacobina poi - non può certo insegnare nulla e, meno che mai, può abituare a riconoscere i demagoghi a colpo sicuro. E a ostracizzarli tempestivamente, come gli antichi raccomandarono instancabilmente, ai posteri di turno, fin dai tempi di Cleone.
“Ma c’è il Parlamento!”. Dirà il solito illuso distratto. Il Parlamento c’era anche ottant’anni fa: ma non seppe impedire la nascita del fascismo. Perché anche allora, come oggi, un demagogo irascibile e dagli occhi sbarrati, che faceva politica per distruggere la politica e con essa la de...