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1999,
Numero 1/2

“Quando Casaroli mi porse la penna”

di Bettino Craxi - Intervista a cura di Francesco Anfossi

Bettino Craxi beve una sorsata di limoncello, poi il bicchierino annega nel mare di fax e ritagli di giornale che ingombra no il tavolo del salotto della sua villa. Il vetro del piccolo recipiente è decorato con il profilo in bronzo di una piccola moschea. E una moschea bianca su sfondo azzurro è il soggetto di uno dei suoi ultimi quadri, ancora appoggiato sul pavimento (negli ultimi tempi è stato conquistato dal dèmone della pittura, una sua “personale” è stata allestita in Italia). Forse è uno sberleffo della sorte il fatto che il presidente che firmò gli accordi di revisione del Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica sia finito a vivere da latitante in un Paese islamico, dopo le inchieste tuttora in corso della magistratura e una condanna definitiva in Cassazione a cinque anni per corruzione. Ma Craxi, dalla sua latitanza dorata e protetta dal Governo tunisino (i battenti del portone della villa di Al Faouara, confinante con Hammamet, vengono aperti da due poliziotti), rivendica con fierezza le sue radici cattoliche. Parla del battesimo del suo ultimo nipote Benedetto, figlio di Vittorio e Scilla, di cui è stato il padrino con la moglie Anna. È stato celebrato nella ca...