1995, Numero 8
DI PULCINELLA
di Michele Coloru
Tanto tuonò che piovve. Da quando è iniziata tutta la vicenda di tangentopoli qualcuno ha sostenuto che si trattava di una questione più politica che giudiziaria e che di tale questione dovevano essere investiti il Parlamento e le istituzioni legislative, più che quelle giudiziarie. Chi sosteneva questa tesi, che avrebbe avuto come conseguenza l'affrontare la questione dal punto di vista politico e non giudiziario, è stato violentemente accusato di voler garantire l'impunità ai potenti e il silenzio sulle loro malefatte. L'aspetto curioso è che a sostenere questa tesi peregrina, volta a volta, sono stati coloro che apparivano direttamente, o indirettamente, beneficiari delle inchieste della magistratura. Personaggi della vecchia nomenclatura in odore di riciclaggio, comparse del vecchio malaffare, briganti del sottobosco e del clientelismo di antica memoria, miracolati dal santo magistrato di turno, furbacchioni di questo o di quel "partito degli onesti", si sbracciavano per spiegare che coloro che difendevano le ragioni del diritto e del garantismo, in realtà si muovevano solo "pro domo loro", e dunque risultavano dei complici "oggettivi". Uno dopo l'altro, costoro, si sono ...
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