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1996,
Numero 10

QUARANT'ANNI FA

di Critica Sociale

Trecentomila persone ai funerali di Rajk (impiccato dal governo),la manifestazionedegli studenti, l'occupazione della Radio. Così inizia la rivolta e il regime vacilla. In Ungheria, come in Cecoslovacchia, in Germania Orientale, in Romania e in Bulgaria, la destalinizzazione aveva proceduto con enorme lentezza. Matyas Ràkosi, al potere in Ungheria dal tempo dell'occupazione sovietica, stalinista convinto, esule a lungo in Urss, era considerato uno dei più duri e dispotici capi comunisti. Polizia e spionaggio erano i sostegni del suo potere, sempre più distante dalle masse popolari. Ràkosi, peraltro, nel 1953 aveva fatto autocritica per compiacere i nuovi dirigenti sovietici, confessando "di aver sostituito la sua direzione personale alla direzione collettiva". Alle parole, tuttavia, non seguirono i fatti e perciò Kruscev intervenne direttamente imponendo al segretario del Partito comunista ungherese di nominare il "revisionista" Imre Nagy a capo del governo. Questi, comunista da sempre, aveva subito condiviso la linea più morbida dei successori di Stalin. Ràkosi tuttavia non mollava e, saldamente appoggiato dall'apparato del partito e dalla polizia, rendeva sempre più difficile...