2006, Numero 8
DESERTO ROSSO
La crisi di un intellettuale comunista di fronte alle scelte della democrazia. Il dissidio tra Renato Mieli e Togliatti.
di Renato Mieli
Venne l'anno della tempesta. La aspettavamo. Grossi cambiamenti erano nell'aria da tempo. Sentivamo di essere alla vigilia di una svolta decisiva. Ma non riuscivamo a immaginare che cosa sarebbe accaduto. Pensavamo a un rinnovamento di uomini e di idee. I vecchi dirigenti ci sembravano mummificati, abbarbicati all'illusione di essere chiamati da chissà quale logica della storia a governare il mondo di domani. Era giunta l'ora di sostituirli, di spalancare le finestre del partito a una ventata di modernità e adeguare le nostre menti, tanto per cominciare, ad una aggiornata conoscenza della realtà. Dal XX Congresso dei comunisti sovietici, che si sarebbe tenuto a Mosca nel febbraio del 1956, come tanti mi attendevo che scattasse il via ad una scelta del genere. Lo credevo a tal punto da indurmi a chiedere di essere incluso nella delegazione che avrebbe assistito all'evento. La mia richiesta non venne, però, presa in considerazione. Non mi risposero nemmeno. Mi toccò quindi accontentarmi di seguire i lavori sui resoconti della stampa. Poco traspariva da quelle letture. Ma si capiva che qualcosa aveva scosso il partito in profondità. Il trauma che ne sarebbe scaturito non tardò a manif...
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