2006, Numero 1/3
Con la leadership di David Cameron i Tory diventano “laburisti”
“Il giovane leader ha fatto del rinnovamento del partito conservatore un imperativo categorico ed in poche settimane ha alimentato una aggressiva campagna mediatica. “Tory Blair”, come è stato subito ribattezzato, propone un “conservatorismo compassionevole”, il nuovo claim con il quale intende mettersi sulla scia delle fortune di G.W. Bush”.
di Simona Bonfante
Trentanove anni, famiglia aristocratica, studi ad Eton: David Cameron da poco più di un mese alla guida del partito conservatore britannico è già riuscito in (almeno) tre non facili imprese: 1. aver concentrato su di sé e sul suo partito l’attenzione dei media internazionali; 2. aver forzato il cambio al vertice dei Lib-Dem; 3. aver fatto compiere al soporifero partito che fu di Margaret Thatcher un miracoloso sorpasso sui laburisti di Tony Blair. Non succedeva da 12 anni. Cameron eredita un partito in disfatta, afflitto da tre sconfitte consecutive, incapace di rinnovarsi, di emanciparsi dal glorioso passato thatcheriano e di definire un’identità conservatrice capace di soddisfare l’Inghilterra moderna, economicamente e socialmente premiata dal successo dei governi laburisti. Il giovane leader ha fatto del ‘rinnovamento’ del partito conservatore un imperativo categorico della sua segreteria ed in poche settimane ha alimentato un’aggressiva ed in parte sconvolgente campagna mediatica che in maniera fin troppo palese si ispira e rilancia i temi su cui negli ultimi tre lustri si è costruita la fortuna del New Labour: servizi pubblici, lotta alla povertà, ambiente, parità tra i se...
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