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2006,
Numero 1/3

“Beautiful losers” le immagini dei writer americani

di Critica Sociale

All’inizio comparve la scritta “JULIO 204”. Un nome, un numero, cui seguì ben presto “TAKI 183”. Nessuno poteva immaginare, alla fine degli anni ‘60, che fosse l’avvio di un fenomeno di grande portata sociale. In pochi anni il susseguirsi di loghi e segni sui muri si moltiplicò e si diffuse così tanto da diventare una vera emergenza sociale. Negli anni ‘70 la polizia di New York arrestò migliaia di ragazzi e per ripulire i muri della città si spesero più di 50 milioni di dollari. Non tutti erano però a sfavore dei graffiti, tanto che il New York Magazine scrisse che: “il movimento dei graffiti è l’annuncio della prima vera cultura dei ragazzi di strada, dopo gli anni ‘50”.
Anche Goffredo Parise nel 1976 dopo un suo viaggio in America rimase colpito da questo fenomeno che: “l’ha emozionato come il blues”.
E in quegli anni in cui il degrado urbano, la crisi politica ed economica, l’emergenza eroina erano sempre più evidenti, i leader della comunità afro-americane tentarono di attenuare il crescente conflitto dei più giovani, interessandoli a forme di competizione non violenta, che daranno luogo alla nascita della “hip hop culture” , come gare di break-dance, gare tra dj’s, gare di sk...