1999, Numero 3
LA QUESTIONE SERBA E LA CRISI DELLA NATO
di Mauro Martini
L'autentico disastro della fine delle ideologie è la comparsa di un nutrito ceto di osservatori e di commentatori di politica internazionale che fanno sfoggio di un apparente ma, a loro avviso rigorosissimo, realismo. In occasione dell'intervento della Nato in Serbia a difesa delle popolazioni del Kosovo tale ceto si è prodotto in una massiccia offensiva sulla carta stampata e sugli schermi televisivi e grazie all'infaticabile opera di messa a punto dei diversi tempi sul tappeto, ormai si sa tutto. Si sa, per esempio, che in realtà i bombardamenti su Pristina e Belgrado sono una manfrina, di cui avevano bisogno sia l'Alleanza atlantica (per salvare un prestigio un po' appannato) sia Milosevic (per giustificare di fronte alla propria opinione pubblica l'inevitabile perdita di un Kosovo sempre più etnicamente albanese). Si sa anzi che c'è già un piano ben definito di spartizione: la zona settentrionale della provincia resterebbe alla Serbia, che salverebbe in questo modo i suoi monasteri e i suoi centri di identità culturale, mentre tutto il meridione (dove peraltro in questo secolo i serbi non hanno mai dato gran prova di volersi radicare) passerebbe in blocco sotto l'autorità di Ti...
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