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1999,
Numero 4

IL PENDOLO DEL GOVERNO D'ALEMA

di Mauro Rabbi

Poco o nulla è rimasto della cosiddetta "anomalia italiana" dopo l'inizio della crisi in Kosovo e l'intervento della Nato contro la Jugoslavia di Slobodan Milosevic. E sì che la convinzione secondo cui l'Italia si sarebbe dimostrata, una volta in più, l'anello debole del dispositivo militare occidentale, il classico buco nella diga destinato a diventare falla, era diffusa un po' ovunque, a cominciare dal governo di Belgrado che, scegliendo, dopo il 25 marzo, di non chiudere la nostra ambasciata lanciava un chiaro segnale a Roma, considerata la meno lontana tra le potenze occidentali, ivi compresa la deludente Francia, tradizionale protettrice degli interessi e delle ragioni serbe nei Balcani. Che tra le maglie strette dell'intervento fosse possibile insinuare, se non un esplicito dissenso, un'eccezione significativa ne era persuaso anche il ministro degli esteri Lamberto Dini, da sempre convinto come ha giustamente ricordato Mauro Martini sull'ultimo numero di Mondoperaio che l'Italia dovrebbe esercitare un ruolo da media potenza sull'Adriatico, anche per continuare a curare quell'ingente volume di affari (di origine più o meno pubblica) che notoriamente intrattiene con la Jugo...