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1999,
Numero 4

IL RITORNO DELLA GRANDE RUSSIA

di Critica Sociale

Asuo modo il vertice del G8 del 5 maggio a Bonn ha avuto tratti paradossali. L'entusiasmo per la prima definizione di una possibile via di uscita politica al confronto tra Nato e Jugoslavia ha cancellato o fatto passare in second'ordine lo spettacolo, non decorosissimo, del ministro degli esteri russo, Igor Ivanov, costretto a lasciarsi "imbarcare", secondo la rude espressione del segretario di stato Usa Madeleine Albright, nel progetto occidentale senza essere minimamente convinto della bontà di tale prospettiva. Il capo della diplomazia di Mosca era ridotto, suo malgrado, al rango di macchietta: doveva concordare con i sette colleghi tempi e modi del contributo russo al varo della proposta di tregua da inoltrare alle Nazioni Unite, limitandosi a manifestare il suo celato dissenso con qualche battuta estemporanea. E non devono essere pochi i bocconi amari mandati giù da Ivanov in quelle poche ore al Petersberg, costretto, e solo per mandato istituzionale, a rappresentare una strategia diplomatica pensata e attuata da tutt'altra persona e nella fattispecie da Viktor Chernomyrdin, rimasto astutamente a casa. I ministri degli esteri occidentali hanno fatto finta di nulla, hanno cio...