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1999,
Numero 5

LE "CONVERGENZE PARALLELE"

di Carlo Correr

Non fosse per il computer, anziché della macchina da scrivere, usato per il documento di rivendicazione, l'assassinio del professor Massimo D'Antona appare fin nei più minuti particolari identico ai tanti commessi negli anni di piombo dalle sigle del terrorismo comunista. I tempi, i modi, i mezzi dell'agguato, fino al linguaggio usato nelle 24 cartelle di rivendicazione ci riportano indietro di trent'anni. Comunque le indagini, prima o poi, scoveranno autori e moventi dell'attentato e probabilmente presto, perché gli inquirenti di oggi hanno alle spalle un'esperienza che non avevano trent'anni fa. Intanto ci tocca però di fare il tristissimo bilancio dell'agguato che ha stroncato la vita di un uomo che, come altri prima di lui, sembra aver avuto come unica colpa quella di aver cercato di porre rimedio alle storture del sistema con soluzioni avanzate. L'avvocato Massimo D'Antona, sconosciuto ai più, era l'uomo del nuovo patto sociale, del piano contro la disoccupazione, il "tecnico" che scriveva per i "politici" le nuove norme destinate ad ammodernare questo nostro disgraziato Paese nel settore del lavoro; insomma la sua colpa era principalmente quella di essere un riformista. A...