1999, Numero 5
FAYUM, LA NASCITA DELLA SCULTURA
di Critica Sociale
Libro sobrio e a sua volta silenzioso, L'Apostrofe muta di Jean Cristophe Bailly risente dello stesso stupore emanato dal suo oggetto: i ritratti del Fayum, quel popolo di volti che dal passato giunge, per la misteriosa rotta della pittura, a guardarci ancora. O forse, "guardarci" non è esatto: non è noi che guardano, noi ci siamo soltanto interposti tra i loro occhi sgranati e quel limite inafferrabile che sembrano intenti a scrutare, l'orizzonte nel quale il loro sguardo, letteralmente, si perde. La morte, certo, perché non di altro è questione nel ritratto. Nel suo saggio sulla fotografia, Roland Barthes diceva che, folgorato dal lampo dello scatto, lo sguardo di un uomo è come una stella morta, ci raggiunge da distanze remotissime, vive ben oltre i limiti temporali della sua vita storica. L'arte funeraria del Fayum produce lo stesso effetto, utilizzando, però, i mezzi della pittura: analiticamente imprecisa, poeticamente esatta. Ora, se, aggruppati nella sala di una galleria, o sulle pagine di un catalogo, questi ritratti non si presentassero davanti a noi "letteralmente come una popolazione ? vale a dire come un insieme composito formato da individui diversi che una certa a...
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