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1999,
Numero 9

IL FIASCO DI SARAJEVO

di Luigi Preti

Non abbiamo mai compreso a che cosa servisse la riunione di qualche giorno fa a Sarajevo dove erano presenti tutti i capi di governi che avevano combattuto la guerra antiserba nonché tanti altri esponenti di piccoli Stati. Si è parlato genericamente di aiuti alla penisola balcanica, ma in realtà non si è concluso nulla, tanto più che certi paesi balcanici come la Romania e la Bulgaria non hanno altri problemi che quello del basso tenore di vita. Sarajevo per gli occidentali è un simbolo, anche se essi hanno sempre fatto finta di non sapere che Sarajevo era una città divisa in due: una musulmana e l'altra cristiana (e ciò spiega tante cose). Visto che Bruxelles e poi gli Stati Uniti hanno voluto a suo tempo distruggere lo stato unitario jugoslavo, creato dalla sapienza dei vincitori della prima guerra mondiale, e visto che hanno creato al suo posto una infinità di staterelli divenuti nemici tra di loro (non solamente per ragioni religiose) ci chiediamo come si possano aiutare i piccoli Stati della distrutta Jugoslavia, del Karargeovic e di Tito, quando si vuole escludere la Serbia, che è il più forte, il più organizzato e il più preparato degli staterelli, e supera i dieci milioni d...