1998, Numero 2
DAL PALAZZO DI VETRO ALL'UNIONE EUROPEA
di Salvo Secondini
L'Unione europea ci ha abituati a pensare che i fondi strutturali (al centro di una nota polemica su come alcuni paesi, segnatamente l'Italia, non riuscissero a spenderli) fossero una delle tante forme di elemosina erogate a pioggia, caratteristiche di una antica vocazione che preferisce il sussidio alla programmazione. Le Nazioni unite, con il loro gigantesco apparato burocratico e un'atavica lentezza d'intervento, ci hanno invece fatto credere che, se non se ne puň fare a meno, una riforma č perlomeno irrinunciabile. Queste abitudini corrono il rischio di diventare luoghi comuni e di nascondere nel calderone, partorito dai grandi carrozzoni della concertazione internazionale, le linee innovative che a fatica si fanno strada in entrambi gli organismi. E che finiscono persino per avere audience presso i governi, di solito un po' distratti, per scelta o vocazione, sui percorsi alternativi. Una riflessione su come Ue e Nazioni unite investono i loro quattrini č stata proposta nei primi giorni di aprile a Napoli al seminario internazionale "Bacino del Mediterraneo e strategie di sviluppo umano", organizzato dalla Fondazione IdisCittŕ della scienza, dal Forum per lo sviluppo umano e ...
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