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1998,
Numero 2

QUANDO IL MERCATO ERA QUELLO DELLE PULCI

di Adriano Savio

Esistono ottimi motivi per investire in azioni, per il proprio vantaggio e per quello del Paese in cui si investe. Questa realtà accettata in tutto il mondo civile da secoli ha stentato ad affermarsi in Italia, dove fino a non molto tempo fa una sinistra veterosorpassata e gli antichi retaggi cattolici nei confronti del commercio hanno impedito che si creasse una coscienza economica moderna. Si pensi che autorevoli giornali della sinistra fino agli anni Ottanta non pubblicavano le notizie di borsa considerate immorali e che lo fanno solo da quando hanno scoperto il "mercato", che prima evidentemente conoscevano solo nelle accezioni di mercato rionale o delle pulci. L'investimento azionario innanzitutto difende dall'inflazione, mostro che potrebbe ripresentarsi in futuro nonostante l'ottimismo di maniera che circonda la nascita dell'euro; poi permette di incassare dividendi in una percentuale che un tempo sembrava irrisoria dato l'alto tasso dei titoli di stato ma con i quali oggi può benissimo competere; inoltre offre la possibilità al piccolo risparmiatore di investire in un settore nel quale confida, che può variare dall'immobiliare, al petrolifero, a quello delle materie prime...