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1998,
Numero 2

1894, LO SCIOGLIMENTO DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

di Carlo Tognoli

Il 22 ottobre 1894, in base a leggi di emergenza "antianarchiche" proposte dal governo guidato da Francesco Crispi, e approvate dalla Camera nel luglio dello stesso anno, venivano sciolte organizzazioni del movimento operaio, circoli e sezioni socialiste e lo stesso Partito socialista. Venivano processati e condannati, tra gli altri, Turati, Prampolini, esponenti radicali e socialisti. I "provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza" erano la risposta di Crispi (succeduto a Giolitti, fortemente indebolito dallo scandalo della Banca Romana e dalle rivolte dei Fasci siciliani) alle aspettative della borghesia e dei Re di una "mano forte" nella situazione di turbamento economico e sociale della fine del 1893. Le agitazioni in Sicilia, contro i patti agrari, le tasse comunali e i dazi di consumo, avevano provocato incidenti e morti proprio nel '93. Giolitti, pur utilizzando tutti i mezzi ordinari di polizia per controllare e perseguitare, se necessario, i dirigenti dei Fasci dei lavoratori siciliani (aderenti al neonato Partito socialista), non aveva preso misure straordinarie di repressione. Crispi invece, appena insediato, proclamava (gennaio '93) lo stato d'assedio in Sicil...