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1998,
Numero 3

1994, ATTENTATO AL GOVERNO BERLUSCONI

di Giancarlo Lehner

Quando Scalfaro l'8 luglio 1993 si rammarica per gli eccessi giustizialisti e la moderna tortura rappresentata dalla custodia cautelare («... non c'è dubbio che il carcere per convincere l'inquisito a parlare non è nel rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo»),Borrelli attacca con una considerazione gratuita e insinuante: «Escludo nettamente che il Presidente Scalfaro possa essere sceso in difesa degli inquisiti, nel senso che possa avere in qualche modo solidarizzato con personaggi politici e non, che hanno così gravemente offeso le leggi dello Stato e prima ancora le norme dell'etica», («la Repubblica», 10 luglio 1993). Quel micidiale «escludo nettamente» di Borrelli scaturisce dalla coscienza della propria posizione di forza, allora esaltata dal fatto che il pool teneva in pugno Romano Prodi, amico e sodale del capo dello Stato. Prodi infatti, allora presidente dell'Iri, dopo essere stato interrogato il 4 luglio da Di Pietro («Il magistrato di Mani pulite congedava il presidente dell'Iri più o meno così": "Va bene, professore, tomi a Roma e rifletta bene su quello che abbiamo detto, abbiamo chiesto e che lei ci ha detto. Ci rivediamo lunedì. Sappia però, che potremmo essere...