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1998,
Numero 3

PER LA CRITICA DEL POSTMODERNO

di Massimiliano Biscuso

Nella sua lunga attività di intellettuale JeanFrançois Lyotard fu sempre fedele al programma enunciato nella sua prima opera, La Phénoménologie(1954): «comprendere la storia è il compito più vero per il filosofo». Ma «comprendere la storia» significò, di volta in volta, cose diverse a seconda delle differenti configurazioni che il presente assumeva e dei diversi appelli che esso lanciava. Negli anni Cinquanta e Sessanta, militando con Castoriadis è Lefort nel gruppo di Socialisme ou Barbarie, significò mettere al centro dell'indagine teorica e insieme dell'attività pratica (due aspetti indisgiungibili nella biografia di Lyotard) l'impegno politico per un marxismo libertario; all'inizio degli anni Settanta, in Derive à partir de Marx et Freud ed Économie libidinale, il desiderio costitutivamente anomico; alla fine dello stesso decennio la nozione di postmoderno come cifra della condizione della cultura delle attuali società postindustriali: delegittimazione di ogni fondazione del sapere, libero gioco delle interpretazioni, superamento della nostalgia per un mondo unitario e riconciliato. Le attività e le analisi teoriche successive alle sue opere più famose, La condition postmoderne...